
L’esplosione del ricorso agli asili nido va inserita in un contesto più ampio. Il mondo negli ultimi trent’anni è cambiato. Con l’espandersi e il diffondersi sul Pianeta delle grandi corporazioni che acquisivano più potere degli stessi governi, la loro influenza si fatta sentire sempre più anche nella vita quotidiana, perciò tutti ovunque sentivano di dover lavorare di più, anche se eravamo più ricchi di quanto sia mai accaduto in passato. La pressione al consumismo è diventa enorme. Tutto andava più veloce tutto era orientato al denaro e più stressante e i vecchi valori di comunione e interdipendenza sono venuti meno. Si aveva sempre meno tempo per il matrimonio, la vita sociale, gli amici e persino i figli. Non che fossimo degli schiavi, avevamo una scelta, ma, come dice Madeleine Bunting, eravamo “schiavi volontari”, in un certo senso accettavamo, conniventi, il deterioramento della nostra vita, senza porci domande.
Il ricorso a strutture per l’infanzia quindi era parte di questo orientamento. In qualità di psicologo, e di padre, ho cominciato ad avere paura di dove saremmo finiti: milioni di bambini avrebbero avuto un’infanzia di qualità inferiore e il più importante elemento distintivo di noi esseri umani – la capacità d’amare e di prendersi cura l’uno dell’altro – non sarebbe stata trasmessa come sarebbe necessario. Dogma fondamentale della psicologia è che nei primi tre anni di vita il bambino apprende la lezione più importante d’ogni altra: come amare. Rinunciando quindi a quella preziosa finestra d’intimità, temevo che avremmo allevato una generazione di individui più freddi, più tristi, più stressati e più aggressivi, che forse non avrebbero mai imparato cosa sia l’affetto e che non avrebbero potuto mai provare cosa significhi sentirsi davvero in pace.
Questo libro, oltre a presentare numerose prove obiettive, offre anche un’opinione altamente professionale della quale non mi scuso. E probabile infatti che molti, nel leggerlo, proveranno fastidio e rifiuto e sarà motivo di disagio per coloro che, a causa di problemi economici, devono mandare loro figli all’asilo nido anche se non vorrebbero. Ma la mia responsabilità di psicologo e di educatore mi chiede di essere onesto e di denunciare le opinioni e le conoscenze correnti senza parafrasare ne omettere nulla. Nell’industria della manualistica per genitori, le voci che han- no qualcosa da dire, prodotti da vendere, consigli da dare, sono molte, eppure ben poche parlano nell’interesse dei bambini. Quando leggo le riviste o i libri di moda sull’educazione dei figli e trovo cose del tipo “qualsiasi cosa scegliate è giusta” e “vostro figlio è felice se voi siete felici”, mi sanno tanto di spazzatura dei buoni sentimenti: parole furbe, ambigue che scansano i veri problemi e danno sollievo al senso di colpa che invece sarebbe giusto sentire.
Questo è un libro di autoaiuto che contiene anche un messaggio di connotazione politica: i governi britannici che si sono susseguiti hanno fatto un pessimo lavoro quanto a sostegno delle famiglie con figli: le leggi sull’aspettativa, sulla sicurezza lavoro e sulla flessibilità hanno ancora decenni di ritardo rispetto a quelle di altri Paesi più progressisti, come la Danimarca, la Norvegia, la Francia e soprattutto la Svezia (dove oggi non ci sono praticamente più bambini affidati agli asili nido). Adesso, ci sono alcuni segni che indicano la volontà di preoccuparsi più da vicino delle esigenze delle famiglie. Questo libro vuole aggiungere la sua voce alla discussione per aiutare i genitori a ottenere quello di cui hanno bisogno per crescere dei figli sani e amati. In un primo momento ero spaventato nel pubblicarlo, infatti quando ho cominciato a scriverlo, diversi anni fa, il messaggio che propone era estremamente contestatore e controtendenza. Perciò ne ho discusso con centinaia di persone – dirigenti di asili nido e educatori nel settore, psicologi, psichiatri, genitori, nonni, accademici e ricercatori – e tutti mi hanno dato il medesimo riscontro: che qualcuno doveva parlare che era urgente e doveroso che il messaggio fosse mandato.
Questo libro non farà cambiare opinione a nessuno che non abbia intenzione di ascoltare, ma parlerà a quei genitori che soffrono e sentono che c’è qualcosa di sbagliato, che vogliono per la famiglia un sistema di vita più affettuoso, più felice più amorevole di quanto non sia ormai diventata la norma. A quei genitori lasciatemi dire: il vostro cuore ha ragione e potete trova-re una strada migliore.
tratto da “Introduzione” di: